11/12/12
Dietrologia in salsa Morsi
Proviamo a compiere un esercizio tanto caro alla fazione
degli anti occidentali, ovverosia un po’ di dietrologia. Questa volta senza
però coinvolgere le bieche multinazionali ameriKane, la P2 ed i servizi segreti
deviati ma mettendo solo in ordine un po’ di date nella storia recente
dell’Egitto post “Primavera Araba”
Febbraio 2011, due navi da guerra iraniane attraversano il
canale di Suez per entrare nel Mediterraneo e andare verso la Siria, è la prima
volta dalla rivoluzione del 1979 e Israele definisce la cosa “provocatoria” ed
una “sfida alla comunità internazionale”.
Aprile 2011, più di 150 razzi
colpiscono lo Stato ebraico e nella rappresaglia rimangono uccisi una
ventina di palestinesi.
Dicembre 2011, le elezioni in Egitto hanno dato la
maggioranza ai partiti islamisti, 40% ai Fratelli Mussulmani ed il 20% ai Salafiti.
Marzo 2012, oltre 500 missili
vengono lanciati contro Israele, nella rappresaglia rimangono uccisi 25
palestinesi. Nel giugno 2012, cadono su Israele altri 150 missili e nei raid
israeliani muoiono 15 palestinesi
Giugno 2012, il candidato dei Fratelli Mussulmani Mohammed
Morsi viene eletto presidente dell’Egitto.
Ottobre 2012, lo sceicco del Qatar Hamad bin Khalifa Al
Thani , fondatore e il proprietario di Al Jazeera e che ha già offerto supporto
ai leader in esilio di Hamas, visita Gaza e garantisce un finanziamento da 400
milioni di dollari.
Da qui in poi gli eventi subiscono una accelerazione.
Novembre 2012, continua un incessante
lancio di missili, gli israeliani rispondono centrando
con un razzo l’auto di Ahmed al-Jabari, capo supremo di Ezzedin al-Kassam, il braccio militare di
Hamas. I Fratelli musulmani palestinesi avvisano che “si sono aperte le porte
dell’inferno”. In tre giorni, vengono lanciati contro Israele più di 600
missili, alcuni dei quali colpiscono Tel Aviv e Gerusalemme. Gli israeliani
bombardano Gaza per sei giorni e il 21 subiscono un attentato a Tel Aviv. Gli
egiziani aprono il valico di Rafah con Gaza ma affermano che non faranno
passare armi.
Il 21, in piena fase di
mediazione egiziana e quindi con un tempismo perfetto, il FMI decide di
accordare all’Egitto un prestito di 4,8 milioni di dollari, necessari ad
evitare il default e che sono una apertura di credito alla politica del
presidente Morsi.
Il 22 la
mediazione di Morsi, fortemente voluta e sponsorizzata dal presidente Obama e
dalla Clinton ottiene il cessate il fuoco.
Il 23 il presidente Morsi emette una dichiarazione
costituzionale, di fatto un decreto presidenziale, col quale ha dichiarato
inappellabili tutte le sue decisioni fino alla definizione della nuova
costituzione e l'elezione del nuovo parlamento; ha stabilito di poter assumere
tutte le iniziative necessarie per "proteggere il paese e gli obiettivi
della rivoluzione"; ha rimosso il procuratore generale, nominato sotto il
regime di Hosni Mubarak; ha stabilito che la magistratura non può scogliere
l'assemblea costituente, ormai fermamente controllata dalle forze islamiche, o
la camera alta del Parlamento (Shura), che ha però solo poteri consultivi.
Il 24 Al-Zahar, numero due di Hamas, dichiara
dopo una parata a Gaza dell'ala militare di Hamas, le Brigate al-Qassam, che
"alcuni razzi erano di fabbricazione iraniana, ma lanciati da mani
palestinesi" e si tratta dei missili di lunga gittata Fajr-5. Questi
missili hanno una gittata di circa 75 km e sono prodotti dall’Iran. Per giungere a
Gaza seguono un percorso piuttosto tortuoso: dall’Iran vengono portati in
Sudan, qui sono smontati e vengono portati attraverso il confine con l’Egitto a
Gaza dove vengono poi riassemblati.
L’unica cosa
strana è che gli egiziani non si accorgano di nulla e la cosa pare un po’ improbabile
perché sono missili lunghi circa 10 metri e con un diametro di 33 centimetri e hai
voglia a smontarli…
Il 27 Il Fondo
monetario internazionale fa sapere che l'Egitto può ricevere il prestito
internazionale da 4,8 miliardi di dollari, nonostante le recenti turbolenze
politiche, basta che mantenga l'impegno a realizzare le riforme, avallando in
pratica la politica di repressione interna del presidente.
Il 28, tanto per
far vedere come hanno a cuore le libertà civili, i giudici dall'alta corte per
la sicurezza centrale egiziana condannano
a morte il reverendo americano Terry Jones, noto per avere bruciato in
passato copie del Corano. La stessa corte chiede la pena di morte per i sei imputati copti,
che vivono tutti negli Usa, accusati
di avere prodotto il film anti-islam "L'innocenza di
Maometto", chiedendo al gran mufti, unica figura che si può avvicinare al
Papa nella religione islamica, l'autorizzazione per la condanna, come previsto
dalla legge egiziana. Secondo le stesse fonti, un altro egiziano copto emigrato
negli Usa è stato condannato a 25 anni di reclusione per il film che, a
settembre, aveva scatenato violente proteste in tutto il mondo arabo.
Il 30 l’assemblea
costituente egiziana approva la nuova costituzione che contiene alcune perle
quali: gli artt. 2 e 219, che definiscono i principi della Shari’ah
rispettivamente come "fonti primarie della legge" e "regole
fondamentali della giurisprudenza", l'art. 36 che proibisce la tortura e
gli altri maltrattamenti e l'uso nei processi di "confessioni"
estorte con la tortura, ma non vieta espressamente le punizioni corporali
(tanto care alla Shari’ah) e l'art. 44 che proibisce "l'insulto o l'abuso
di tutti i messaggeri e i profeti"
Il 4 Dicembre,
secondo quanto scrive, un alto esponente militare di Hezbollah (formazione
sciita del Libano) afferma “Abbiamo
fornito aiuti diretti ai nostri alleati a Gaza, siamo pronti a
rispondere a un eventuale attacco di Israele in Libano e sorvegliamo i depositi segreti di armi
chimiche in Siria”.
A questo punto si
potrebbe sospettare un disegno ben preciso dietro tutti questi avvenimenti,
anche perché i paesi arabi e del nord Africa hanno sempre sfruttato il dramma
palestinese per giustificare qualsiasi loro nefandezza e tenere alta la
tensione in tutto il medio oriente.
L’amministrazione
Obama è da una parte molto più preoccupata dall’Iran, tanto che in funzione
anti sciita ha appoggiato qualsiasi manovra della accoppiata Arabia
Saudita-Qatar, a partire dal conciliante discorso del Cairo del giugno 2009 (del
tono “fate quello che volete ma non ci fate del male…”) all’appoggio alla
Primavera Araba che ha portato al potere i partiti islamisti in Egitto e
Tunisia, per finire con i bombardamenti sulla Libia durante una guerra tribale
che ha lasciato un paese instabile e potenzialmente più pericoloso per gli
occidentali di quanto lo fosse l’ormai addomesticato Gheddafi, dall’altra si
interesserà sempre meno al medio oriente avendo raggiunto l’autosufficienza
petrolifera (non con la tanto decantata green economy ma mediante l’estrazione
del petrolio dalle rocce scistose di cui sono ricchi gli USA…).
Hamas, storico
alleato dell’Iran, ha instaurato un nuovo rapporto (chiamasi fondi ricevuti)
con i sunniti e anche Hezbollah in Libano comincia a guardarsi in giro perché
lo storico alleato siriano ha oramai il destino segnato.
L’Egitto
rivendica sicuramente un posto di primo piano nel mondo islamico sunnita, ruolo
che ultimamente è diventato obbiettivo anche dell’altro premier islamista, il
turco Erdogan che ha fatto virare il paese da una politica laica, filo
occidentale ed amica di Israele a posizioni islamiste e fortemente anti
israeliane, per poter reclamare una leadership nel mondo mussulmano che ora gli
interessa molto di più che un qualsiasi ingresso nell’Europa Unita.
Non è tanto
peregrina quindi l’idea che Morsi abbia in un qualche modo sollecitato
l’attacco di Hamas per far scatenare la reazione israeliana, presentandosi come
l’unico leader regionale che poteva ottenere il cessate il fuoco, complice
anche la Clinton (sempre lungimirante…) per poi avere mano libera nella svolta
dittatoriale avuta negli ultimi giorni, con il tacito consenso degli USA.
Grazie al cielo
la piazza e i rinati capi dell’opposizione hanno, per ora, fatto fallire il
progetto e anche i militari sembrano di fatto neutrali. Speriamo che possa
bastare per portare ad una vera Primavera Araba che freni la voglia di
teocrazia dei Fratelli Mussulmani e dei Salafiti.