domenica 30 dicembre 2012

Adesso la sinistra è liberista




            Forse sarò l’ultimo degli ingenui o, più probabilmente il primo degli ignoranti, ma oggi sano rimasto letteralmente basito. Ho seguito una parte dell’Arena condotta da Giletti e sono letteralmente saltato sulla sedia quando ho sentito le parole di Antonio Caprarica.

            Premetto che ho sempre considerato Caprarica uno dei giornalisti di sinistra maggiormente dotato di onestà intellettuale e questo vale sia per i suoi servizi da Londra che per i suoi libri ma, nel presentare il suo nuovo libro Ci vorrebbe una Thatcher, ha fatto un’affermazione che francamente non mi sembra ne onesta ne sensata. Ha infatti affermato che “la mia Thatcher non era ne di destra ne di sinistra” ed ha citato valori quali meritocrazia e liberismo.

            A parte il fatto che definire il capo del partito conservatore “non di destra” mi sembra un’affermazione un po’ azzardata (vallo a spiegare ai minatori inglesi…) fare credere che meritocrazia, liberismo e competizione siano valori non estranei alla sinistra mi sembra fantascienza.Come ha rinfacciato Bersani a Renzi durante il dibattito su Rai1 nel programma del sindaco toscano mancava la parola UGUAGLIANZA, e nell’accezione degli ex PCI uguaglianza non vuol dire dare a tutti le stesse basi di partenza e le stesse possibilità come avviene nel modello degli Stati Uniti ma ridistribuire il reddito,

Lo stato deve prendere i soldi da quelli che ne guadagnano di più , che in paese normale dovrebbero essere i più bravi, e ridistribuirli a quelli che ne guadagnano di meno, di fatto obbligando a fare beneficenza. Come questa penalizzazione dei più bravi possa essere un modello di meritocrazia e competizione mi sembra abbastanza difficile da spiegare anche perché la ricchezza guadagnata onestamente è il modo più funzionale per premiare chi eccelle in qualsiasi attività, a meno che non si provi nostalgia per le medaglie da “eroe della rivoluzione socialista” assegnate agli operai che producevano di più ( e ricordiamoci che Stachanov è una invenzione dello stalinismo…).

Temo che il problema sia l’incapacità, forse involontaria, della sinistra italiana di riconoscere i propri errori. Essendo “oggettivamente” e “antropologicamente” superiori alla destra non possono essersi sbagliati e quindi negli anni scorsi l’ex PCI era “sempre stato un partito socialdemocratico” mentre adesso sono addirittura diventati meritocratici e liberisti. Sarà!

Pietro Torri

martedì 11 dicembre 2012


11/12/12

Dietrologia in salsa Morsi

Proviamo a compiere un esercizio tanto caro alla fazione degli anti occidentali, ovverosia un po’ di dietrologia. Questa volta senza però coinvolgere le bieche multinazionali ameriKane, la P2 ed i servizi segreti deviati ma mettendo solo in ordine un po’ di date nella storia recente dell’Egitto post “Primavera Araba”

Febbraio 2011, due navi da guerra iraniane attraversano il canale di Suez per entrare nel Mediterraneo e andare verso la Siria, è la prima volta dalla rivoluzione del 1979 e Israele definisce la cosa “provocatoria” ed una “sfida alla comunità internazionale”.

Aprile 2011, più di 150 razzi colpiscono lo Stato ebraico e nella rappresaglia rimangono uccisi una ventina di palestinesi.

Dicembre 2011, le elezioni in Egitto hanno dato la maggioranza ai partiti islamisti, 40% ai Fratelli Mussulmani ed il 20% ai Salafiti.

Marzo 2012, oltre 500 missili vengono lanciati contro Israele, nella rappresaglia rimangono uccisi 25 palestinesi. Nel giugno 2012, cadono su Israele altri 150 missili e nei raid israeliani muoiono 15 palestinesi

Giugno 2012, il candidato dei Fratelli Mussulmani Mohammed Morsi viene eletto presidente dell’Egitto.

Ottobre 2012, lo sceicco del Qatar Hamad bin Khalifa Al Thani , fondatore e il proprietario di Al Jazeera e che ha già offerto supporto ai leader in esilio di Hamas, visita Gaza e garantisce un finanziamento da 400 milioni di dollari.

Da qui in poi gli eventi subiscono una accelerazione.

Novembre 2012, continua un incessante lancio di missili, gli israeliani rispondono centrando con un razzo l’auto di Ahmed al-Jabari, capo supremo di Ezzedin al-Kassam, il braccio militare di Hamas. I Fratelli musulmani palestinesi avvisano che “si sono aperte le porte dell’inferno”. In tre giorni, vengono lanciati contro Israele più di 600 missili, alcuni dei quali colpiscono Tel Aviv e Gerusalemme. Gli israeliani bombardano Gaza per sei giorni e il 21 subiscono un attentato a Tel Aviv. Gli egiziani aprono il valico di Rafah con Gaza ma affermano che non faranno passare armi.

Il 21, in piena fase di mediazione egiziana e quindi con un tempismo perfetto, il FMI decide di accordare all’Egitto un prestito di 4,8 milioni di dollari, necessari ad evitare il default e che sono una apertura di credito alla politica del presidente Morsi.

Il 22 la mediazione di Morsi, fortemente voluta e sponsorizzata dal presidente Obama e dalla Clinton ottiene il cessate il fuoco.

Il 23 il presidente Morsi emette una dichiarazione costituzionale, di fatto un decreto presidenziale, col quale ha dichiarato inappellabili tutte le sue decisioni fino alla definizione della nuova costituzione e l'elezione del nuovo parlamento; ha stabilito di poter assumere tutte le iniziative necessarie per "proteggere il paese e gli obiettivi della rivoluzione"; ha rimosso il procuratore generale, nominato sotto il regime di Hosni Mubarak; ha stabilito che la magistratura non può scogliere l'assemblea costituente, ormai fermamente controllata dalle forze islamiche, o la camera alta del Parlamento (Shura), che ha però solo poteri consultivi.

Il 24 Al-Zahar, numero due di Hamas, dichiara dopo una parata a Gaza dell'ala militare di Hamas, le Brigate al-Qassam, che "alcuni razzi erano di fabbricazione iraniana, ma lanciati da mani palestinesi" e si tratta dei missili di lunga gittata Fajr-5. Questi missili hanno una gittata di circa 75 km e sono prodotti dall’Iran. Per giungere a Gaza seguono un percorso piuttosto tortuoso: dall’Iran vengono portati in Sudan, qui sono smontati e vengono portati attraverso il confine con l’Egitto a Gaza dove vengono poi riassemblati.
L’unica cosa strana è che gli egiziani non si accorgano di nulla e la cosa pare un po’ improbabile perché sono missili lunghi circa 10 metri e con un diametro di 33 centimetri e hai voglia a smontarli…

Il 27 Il Fondo monetario internazionale fa sapere che l'Egitto può ricevere il prestito internazionale da 4,8 miliardi di dollari, nonostante le recenti turbolenze politiche, basta che mantenga l'impegno a realizzare le riforme, avallando in pratica la politica di repressione interna del presidente.

Il 28, tanto per far vedere come hanno a cuore le libertà civili, i giudici dall'alta corte per la sicurezza centrale egiziana condannano a morte il reverendo americano Terry Jones, noto per avere bruciato in passato copie del Corano. La stessa corte chiede la pena di morte per i sei imputati copti, che vivono tutti negli Usa, accusati di avere prodotto il film anti-islam "L'innocenza di Maometto", chiedendo al gran mufti, unica figura che si può avvicinare al Papa nella religione islamica, l'autorizzazione per la condanna, come previsto dalla legge egiziana. Secondo le stesse fonti, un altro egiziano copto emigrato negli Usa è stato condannato a 25 anni di reclusione per il film che, a settembre, aveva scatenato violente proteste in tutto il mondo arabo.

Il 30 l’assemblea costituente egiziana approva la nuova costituzione che contiene alcune perle quali: gli artt. 2 e 219, che definiscono i principi della Shari’ah rispettivamente come "fonti primarie della legge" e "regole fondamentali della giurisprudenza", l'art. 36 che proibisce la tortura e gli altri maltrattamenti e l'uso nei processi di "confessioni" estorte con la tortura, ma non vieta espressamente le punizioni corporali (tanto care alla Shari’ah) e l'art. 44 che proibisce "l'insulto o l'abuso di tutti i messaggeri e i profeti"

Il 4 Dicembre, secondo quanto scrive, un alto esponente militare di Hezbollah (formazione sciita del Libano) afferma “Abbiamo fornito aiuti diretti ai nostri alleati a Gaza, siamo pronti a rispondere a un eventuale attacco di Israele in Libano e sorvegliamo i depositi segreti di armi chimiche in Siria”.

A questo punto si potrebbe sospettare un disegno ben preciso dietro tutti questi avvenimenti, anche perché i paesi arabi e del nord Africa hanno sempre sfruttato il dramma palestinese per giustificare qualsiasi loro nefandezza e tenere alta la tensione in tutto il medio oriente.
L’amministrazione Obama è da una parte molto più preoccupata dall’Iran, tanto che in funzione anti sciita ha appoggiato qualsiasi manovra della accoppiata Arabia Saudita-Qatar, a partire dal conciliante discorso del Cairo del giugno 2009 (del tono “fate quello che volete ma non ci fate del male…”) all’appoggio alla Primavera Araba che ha portato al potere i partiti islamisti in Egitto e Tunisia, per finire con i bombardamenti sulla Libia durante una guerra tribale che ha lasciato un paese instabile e potenzialmente più pericoloso per gli occidentali di quanto lo fosse l’ormai addomesticato Gheddafi, dall’altra si interesserà sempre meno al medio oriente avendo raggiunto l’autosufficienza petrolifera (non con la tanto decantata green economy ma mediante l’estrazione del petrolio dalle rocce scistose di cui sono ricchi gli USA…).
Hamas, storico alleato dell’Iran, ha instaurato un nuovo rapporto (chiamasi fondi ricevuti) con i sunniti e anche Hezbollah in Libano comincia a guardarsi in giro perché lo storico alleato siriano ha oramai il destino segnato.
L’Egitto rivendica sicuramente un posto di primo piano nel mondo islamico sunnita, ruolo che ultimamente è diventato obbiettivo anche dell’altro premier islamista, il turco Erdogan che ha fatto virare il paese da una politica laica, filo occidentale ed amica di Israele a posizioni islamiste e fortemente anti israeliane, per poter reclamare una leadership nel mondo mussulmano che ora gli interessa molto di più che un qualsiasi ingresso nell’Europa Unita.
Non è tanto peregrina quindi l’idea che Morsi abbia in un qualche modo sollecitato l’attacco di Hamas per far scatenare la reazione israeliana, presentandosi come l’unico leader regionale che poteva ottenere il cessate il fuoco, complice anche la Clinton (sempre lungimirante…) per poi avere mano libera nella svolta dittatoriale avuta negli ultimi giorni, con il tacito consenso degli USA.
Grazie al cielo la piazza e i rinati capi dell’opposizione hanno, per ora, fatto fallire il progetto e anche i militari sembrano di fatto neutrali. Speriamo che possa bastare per portare ad una vera Primavera Araba che freni la voglia di teocrazia dei Fratelli Mussulmani e dei Salafiti.

martedì 14 febbraio 2012

La caduta della Siria

13 febbraio, 17:55     (ANSA) - BRUXELLES, 13 FEB - L'Unione europea si schiera a sostegno della proposte della Lega araba di una forza di pace congiunta con l'Onu in Siria. E' quanto emerge dal messaggio dell'Alto rappresentante Ue per la Politica estera, Catherine Ashton, diffuso oggi a Bruxelles.

''Ieri i ministri degli Esteri della Lega araba - ha detto l'Alto rappresentante Ue per la politica estera - hanno preso decisioni significative per aumentare la pressione internazionale sul regime siriano. Accolgo con favore queste decisioni e il forte impegno e leadership che la Lega araba sta assumendo per risolvere la crisi in Siria''.

Il primo obiettivo dell'Ue e' lo stop alla violenza, quindi la Ashton dichiara il suo forte sostegno ''a qualsiasi iniziativa che possa aiutare a raggiungerlo, inclusa una forte presenza araba sul terreno in collaborazione con l'Onu, per raggiungere una soluzione pacifica della crisi siriana''. La Ashton spiega di essere in contatto costante con il segretario generale della Lega araba e con l'Onu per discutere come far avanzare la proposta ''al piu' presto possibile''.

L'Alto rappresentante Ue rivolge quindi l'ennesimo appello agli Stati membri del Consiglio di sicurezza dell'Onu perche' ''agiscano responsabilmente in questo momento cruciale''. La Ashton conferma inoltre l'avvio di nuove sanzioni contro il regime siriano in occasione del prossimo Consiglio degli Esteri, il prossimo 27 febbraio, e la sua partecipazione 'attiva' al 'gruppo degli amici della Siria'.
                                             
12 febbraio, 16:01     (ANSA) - ROMA, 12 FEB - Il capo di al-Qaida, Ayman al-Zawahiri, ha dato il suo sostegno alla protesta in Siria, in un video messo online su dei forum jihadisti. Lo rende noto oggi il Site, centro americano per la sorveglianza dei siti islamisti

12 febbraio, 17:23     (ANSA) - AMMAN, 12 FEB - I Fratelli musulmani di Giordania incitano alla Jihad (guerra santa) contro il regime del presidente siriano Bashar al Assad, affermando che si tratta di un ''dovere islamico''. Lo si legge in un comunicato pubblicato sul sito del movimento religioso. ''L'Esercito libero siriano deve proseguire la difesa della nazione contro i crimini del regime - ha detto il capo della confraternita, Hammam Said - la Jihad contro Assad e' un dovere islamico''.

12 febbraio, 18:57     (ANSA) - IL CAIRO, 12 FEB - La Lega Araba fa appello al Consiglio di sicurezza Onu perche' ''prenda una decisione per formare delle forze di mantenimento della pace arabo-Onu per controllare e mantenere il cessate il fuoco in Siria''. Lo affermano i ministri degli Esteri della Lega araba, al termine di una riunione al Cairo. (ANSA)

12 febbraio, 19:37     (ANSA) - IL CAIRO, 12 FEB - La Siria rifiuta ''categoricamente'' le decisioni prese oggi dalla Lega Araba che - ritiene Damasco - non fanno altro che riflettere ''l'isteria'' di alcuni paesi arabi. Lo si legge in un comunicato diffuso dall'Ambasciata siriana al Cairo che accusa Arabia Saudita e Qatar di essere dietro 'questo atto ostile''.

La campana ha cominciato a suonare a morto per Assad e le analogie con la fine di Geddafi si fanno sempre più inquietanti. Le monarchie sunnite del golfo, capeggiate dell’accoppiata Arabia Saudita – Qatar sono scese in campo dopo alcuni mesi di tentennamenti e truppe speciali del Qatar sono già in azione, affiancate da quelle britanniche, per portare aiuto al Free Siryan Army forte di circa 20.000 uomini.
Anche in questo caso, come nella già citata Libia, non dobbiamo pensare ad una rivolta in stile “rivoluzione francese” ma ad una vera e propria guerra civile con truppe armate inquadrate militarmente da ambo le parti. Cerchiamo di non cadere come al solito nel tranello del giovane che lancia le pietre e si mobilita con Twitter, figura romantica che ci viene propinata da quaranta anni di guerriglie arabe di tutti i tipi ma che corrisponde solo ad una parte della realtà. Qui si tratta di gente armata e organizzata, il più delle volte disertori dell’esercito regolare, che riceva aiuti in denaro ed armi dalle frontiere con la Turchia, il Libano e probabilmente l’Iraq, e come sempre nei paesi del medio oriente il vero problema è tribale e confessionale.
La dinastia degli Assad è al potere dal 1970 ed è espressione della minoranza Alawita, un ramo degli Sciti, che equivale a circa il 13% della popolazione, contro il 70% della maggioranza Sunnita. Questa minoranza fornisce anche la quasi totalità degli appartenenti ai servizi di intelligence, di sicurezza e  dei quadri ufficiali dell’esercito mentre la truppa e composta dalla maggioranza Sunnita.
Ma la cosa che più da fastidio alle monarchie del golfo è che la Siria è un fedele alleato dell’Iran e degli Hezbollah in Libano, nazione che è sempre stata considerata dagli Assad una sorta di protettorato naturale.
Nell’ambito dello scontro che da secoli infiamma il medio oriente tra gli Sciti dell’Iran e i Sunniti per il predominio nella Penisola Arabica la corsa alla bomba atomica di Teheran ha sparigliato le carte ed ha portato ad una controffensiva a tutto campo che si sovrappone in maniera molto sospetta alla cosiddetta “primavera araba”.
            I Sunniti siriani, ispirati dalla Fratellanza Mussulmana, si erano già rivoltati nel 1982 ed erano stati schiacciati dalla repressione degli Assad, ma quegli erano gli anni della guerra fredda e i siriani erano fedeli alleati, come tutti gli altri paesi del Nord Africa, dell’URSS. Con l’orso russo non si poteva certo scherzare e infatti gli esponenti della fratellanza mussulmana erano in carcere o in condizione di non nuocere ma con la caduta dei blocchi il potere economico delle monarchie del golfo ha cominciato ad essere predominante nel controllo politica dell’area.
I governi Sunniti hanno cavalcato, e a volte fomentato, l’onda della protesta nel Nord Africa e hanno ottenuto brillanti risultati con il controllo dei parlamenti di Tunisia e Egitto, del Consiglio Nazionale Libico a cui si deve aggiungere che per la prima volta il Marocco ha un premier espressione di un partito islamico mentre la Turchia, il volto moderno dell’islam, è da anni nelle mani di Erdogan che non si cura troppo dei dettami del padre della patria Kemal Atatürk.
Gli occidentali sembrano aver deciso di appoggiare le monarchie del golfo per cercare di arginare la minaccia dell’atomica Iraniana, bisogna vedere se un bacino del Mediterraneo totalmente controllato dalle quasi teocrazie di ispirazione Wahabita sarà più o meno ostile alle democrazie occidentali abituate per anni a trattare con stati fondamentalmente laici. Lungi da me difendere un dittatore come Assad ma non vorrei che ci dovessimo pentire di questa alleanza proprio come ci siamo pentiti del supporto dato a Saddam Hussein, anche in questo caso in funzione di contenimento dell’espansionismo dell’Iran.

giovedì 9 febbraio 2012

Governo tecnico? Scelte politiche

Oggi a Montecitorio verrà posta ancora una volta la fiducia sul decreto “svuota carceri”. Il ministro Severino ha affermato che ''nessun delinquente pericoloso sarà lasciato libero di camminare per le strade italiane'' ma questo decreto provocherà l’uscita dalle carceri di circa 3500 detenuti.
Saranno anche delinquenti non pericolosi ma allora non si capisce perché i nostri magistrati, notoriamente non particolarmente severi nel comminare le pene, avessero deciso che dovevano restare in cella. Probabilmente saranno detenuti a cui rimangono pochi mesi da scontare ma così verrà sancito per l’ennesima volta che in Italia le pene sono puramente teoriche perché tra permessi, legge Gozzini, indulti ed amnistie varie alla fine è già tanto su un condannato passa in carcere metà del tempo che gli è stato comminato dalla condanna.

giovedì 2 febbraio 2012

La meglio satira

Hanno appena finito di trasmettere una intervista a David Riondino su Radio24 e bisogna dire che mi è sembrata leggermente Kafkiana. Il nostro è finito nell’indagine sul “Madoff dei Parioli” per il fatto di essere stato truffato, assieme alla sua ex compagna Sabina Guzzanti, da un broker che prometteva guadagni ben al di sopra della media. Il fatto non sarebbe di per se particolarmente eclatante, ci sono stati tanti casi di truffe perpetrate facendo ingolosire gli investitore, anche se non capisco come facciano ancora a cascarci? Cosa ci stanno a fare le banche che si occupano dei patrimoni privati? La cosa interessante sono alcuni dei personaggi coinvolti e le giustificazioni risibili che danno del loro operato.

domenica 22 gennaio 2012

Liberalizzazioni? Ma quando mai!

Da miei brevi ed inutili studi in giurisprudenza mi pareva di aver capito che c’è una differenza fondamentale tra i governi liberali e quelli dirigisti ( o centralisti o del socialismo reale, fate voi) ed è che in quelli liberali è tutto permesso tranne quello che è espressamente vietato, negli altri è vietato tutto tranne quello che è permesso per legge. Il fatto che la Costituzione Italiana sia composta da 134 articoli ( e all’inizio erano 139 ) mentre quella Americana è composta da 7 articoli e 27 emendamenti dovrebbe dirla lunga.
Il decreto “cresci Italia” doveva servire a dare un impulso di liberismo all’economia ma mi sembra che si sia ancora in alto mare.
Proviamo ad analizzarne alcuni punti: 

venerdì 13 gennaio 2012

Lancillotto o Mordred?

Come sono strani i nostri cavalieri senza macchia e senza paura! Prendiamo ad esempio Di Pietro, il nostro “scarpe grosse e cervello fino”. Si è sempre proposto come il paladino assoluto della legalità con diritto di emettere sentenze di vita o di morte, per adesso fortunatamente solo politiche, su chicchessia e ha alcuni punti fermi nella sua linea di pensiero: sacralità della magistratura, rispetto delle sentenze, intangibilità della Costituzione e deferenza verso la Presidenza della Repubblica.
Poi basta che una corte, e non una qualsiasi ma la Corte Costituzionale, emetta una sentenza che non lo aggrada che subito scatena l’inferno attaccando la corte stessa e il presidente Napolitano come una Straquadanio qualsiasi, arrivando addirittura a dire che il regime mette in pericolo la democrazia e per questo bisogna correre a  manifestare in piazza.
Antò, tieni la memoria corta?